Ho trent’anni e si può dire che ci ho seriamente provato a vivere qui in Italia.
Passioni ne ho sempre avute tante, e continuo sempre ad averne di nuove, tanto da non avere più spazio per quelle vecchie.
Lavorativamente parlando ho sempre avuto molte idee scaturite in gran parte dalle mie molteplici passioni. Ogni idea è stata accuratamente progettata, sviluppata e talvolta, da me, finanziata.
Devo dire che qui in Italia ci si mette un po’ prima di capire che non c’è modo che un’idea o una passione possa raggiungere un livello superiore tanto da poterla trasformare in una fonte di sostentamento, anche detto “lavoro”. Quantomeno succede sempre più raramente e comunque bisogna sempre avere qualche “marcia in più” (vedi capitali da investire, vedi conoscenze e raccomandazioni, etc..).
Purtroppo non è un paese che si stima questo qui. Non è un paese che si valorizza. Eppure ne avrebbe di tesori, questo paese. Ne avrebbe di persone in gamba.
Io non lo so se sono una persona in gamba, perché in Italia non mi è stata data la possibilità di dimostrarlo, quello che è certo è che non ho più voglia di perdere tempo.
Quindi grazie davvero per tutto il pesce, ma addio!
** Note sul titolo dell’articolo **
Per chi non lo conoscesse “Addio, e grazie per tutto il pesce” (1984) è il quarto libro della Guida galattica per gli autostoppisti, anche detta “trilogia in cinque parti” scritta da Douglas Adams.
Il titolo è il messaggio lasciato dai delfini al loro abbandono del pianeta Terra, poco prima che questo venisse demolito per costruire una superstrada spaziale, come viene descritto nel primo romanzo della serie.
Alcuni fan (tra cui in questo caso io) hanno adottato la frase come modo umoristico di dire “arrivederci”.